#Emozioni

Ho deciso di dedicare questa pagina agli incontri, alle storie e alle situazioni (eventi, mostre, viaggi) da cui traggo ispirazione.

Oggi vi propongo un’ intervista doppia ad Andrea Carri e Christian Carlino.

La Copy con Andrea Carri e Delord

In occasione di Piano City incontro questi due giovani compositori. Occhi brillanti, sorriso a 45 denti (capita!) e una grandissima voglia di comunicare il loro mondo. Attraverso la musica. Poiché mi piacciono le storie ho deciso di condividere con voi un po’ di loro attraverso quest’intervista doppia.

So già che li amerete.

1.Raccontaci la tua storia.

Andrea: Suono il piano dall’ età di 6 anni e da allora il pianoforte è una parte della mia anima. Nel 2010 ho iniziato a comporre canzoni per piano solo, un anno dopo ho inciso il mio primo disco e ad oggi ne ho pubblicati 4. L’idea dei dischi è nata per me, perché suonare mi fa stare bene. All’ inizio li distribuivo agli amici ma nel produrre il terzo ho sentito che avevo qualcosa di veramente buono per le mani e allora ho deciso di fare una campagna di raccolta fondi su Music Raiser per realizzarlo al meglio. La campagna è andata benissimo ed è nato Metamorfosi. Da qui c’è stata la svolta: grazie a questo disco hanno cominciato a conoscermi e a chiamarmi per concerti in Italia e all’ estero  (Germania, Polonia, Londra). Poi da questo movimento è nato il quarto disco, Kronos e intanto continua da 3 anni il tour di Metamorfosi in giro per l’Italia.

Andrea Carri

In questi anni ho suonato in molti house concert perché la mia filosofia è:

Se tu mi vuoi sentire, mi chiami e io vengo a suonare a casa tua. Mi piace molto il rapporto diretto con le persone e molti concerti del tour sono andati così. Nella vita faccio l’ingegnere ambientale, dire che la musica è un hobby sarebbe riduttivo, perché di fatto quella per la musica è una passione sfrenata, è amore, mi fa stare bene e poi giro tantissimo. Combinare le due cose non è semplice ma non riuscirei assolutamente a farne a meno.

 Christian “Delord”: Ti racconto un aneddoto.

Avevo 5 anni e i miei genitori mi portarono ad un casting per una pubblicità. Al termine del provino gli organizzatori davano la possibilità ai bambini di scegliere un giocattolo. Erano gli anni in cui il Nintendo andava per la maggiore, era il sogno di tutti i ragazzini.  Entrai in questa “stanza delle meraviglie” e, nonostante avessi il Nintendo davanti agli occhi, tirai fuori dalla catasta di giochi un mini pianoforte elettrico, da due ottave, piccolissimo. Era quella la mia scelta. La mia storia stava iniziando…

Da allora c’è stata un’ evoluzione naturale. Non ho frequentato il conservatorio perché non potevo permettermi di scegliere la musica come unica strada, vengo da una famiglia normale ed ho scelto di proseguire gli studi che mi avrebbero portato ad un lavoro più “sicuro”.

La musica è stata il mio “percorso parallelo”. Ho studiato da autodidatta fino ai 14 anni andando alla ricerca dei suoni, cercando di capire gli accordi, trovando le melodie ad orecchio.

Sono quelli gli anni delle cover band in cui nasce “Delord” da John Lord, bassista dei Deep Purple dove il “De” sta a significare il non volersi prendere troppo sul serio.

Nel 2007 divento il tastierista di una band bolognese con la quale suono all’ Alcatraz di Milano poi nell’ Europa dell’Est. In quel periodo di forte crescita capisco che la musica sarebbe potuta diventare un vero e proprio lavoro e comincio il mio percorso da solista.

Mi divido tra band, progetto di piano solo e lavoro.

Il  2010 è un anno intenso, dopo 40 concerti in giro per l’Italia arriva la rottura con la band e decolla l’attività da solista. Oggi ho un seguito forte all’ estero: In Messico, India, Turchia, Europa dell’Est,  Francia, Germania scaricano i miei brani, mi ascoltano su Spotify e su altri servizi di streaming. Questo mi rende felicissimo perché è il risultato che speravo di ottenere.

Delord al piano

La musica va condivisa con tutti, il racconto delle emozioni è fondamentale in ciò che faccio.

2. Ti siedi al piano. Cosa succede dentro di te?

Andrea: Mi siedo al piano e di fatto cambia la mia vita perché il piano per me è lo strumento per comprendermi meglio e per fare un po’ i conti con me stesso. Quando ho dei dubbi, sono stressato, ho delle domande, ho bisogno di riflettere mi siedo al piano e trovo le mie risposte.  Mi rilasso, mi serve a chiarire meglio chi sono e cosa voglio.

Quando mi avvicino al piano s’inizia a muovere qualcosa dentro di me.

A casa mia ho una stanza un po’ isolata dal resto. Quando compongo mi ci chiudo dentro e si apre un altro mondo fatto di me e musica. La musica mi fa stare bene, mi entra dentro, mi fa vibrare certe corde che di fatto cambiano il mio umore e la mia vita. Le mie canzoni sono estremamente autobiografiche, riflettono le emozioni, le paure e le domande che provo in un preciso momento.

Christian: È come se io mi dividessi in due persone differenti. Mentre suono c’è un’ altra parte di me che si stacca e prova a “sentire” le persone, si chiede chi sono, cosa fanno, perché sono lì, dove vivono. Viaggio con la mente, un po’ come capita quando si fa meditazione.

È una delle cose che mi emoziona di più in assoluto. 

3. Cosa significa comunicare attraverso la musica?

Andrea: Comunicare in musica significa arrivare a tutti. La musica è l’unico linguaggio universale. Non serve un alfabeto né un dizionario, posso “parlare” in musica con un coreano e ci capiamo al volo!  inoltre attraverso le sue vibrazioni la musica arriva molto più in là delle parole perché certe cose sono davvero inesprimibili . Uno dei motivi per i quali adoro gli house concert è che la gente è così vicina al pianoforte che è come inglobata in un’atmosfera magica e riesco a comunicare ancora meglio ciò che voglio esprimere suonando.

Christian: Regalare emozioni. Un grande compositore un giorno ha detto: “Un bravo musicista deve unire testa e cuore per arrivare alla gente”. Attraverso la mia musica cerco di veicolare dei messaggi e di innestare una riflessione nelle persone che mi ascoltano.Delord4. Come nasce una canzone?

Andrea: È difficile dirlo. Dipende. Per me nasce da un’ emozione legata ad un momento della mia vita e dalla mia voglia di comunicarla attraverso il piano.

Mi lascio andare e la musica fluisce quasi da sola. La melodia base nasce così, in maniera spontanea ed imprevista, poi c’è una seconda fase più “razionale” in cui mi siedo a tavolino e penso a come rendere al meglio l’idea che ho avuto, quindi a creare l’armonia, eventuali arrangiamenti con altri strumenti.

Christian: Nella norma i pianisti scrivono sul pentagramma e creano la canzone. Non avendo avuto una formazione accademica non so scrivere la musica dunque compongo direttamente al piano. Le mie melodie nascono da una sorta di casualità mentre cammino, mentre faccio la spesa, in un momento di relax sul divano. Quando accade per prima cosa registro sul cellulare quello che mi è venuto in mente, poi elaboro i suoni e cerco di metterli insieme. Arrivato al piano cerco di trasformare l’idea in un brano.

5. Qual è la canzone che senti più tua, quella che rispecchia maggiormente il tuo mondo interiore e perché?

Andrea: Il brano s’intitola Passeggiata alla ricerca di me stesso è l’ ultima canzone del terzo disco, (Metamorfosi) la sento più mia perché riflette tutto quello che sono. E’ un pezzo lentissimo (dal vivo la suono ancora più lenta) fatto di poche note ciascuna delle quali ha un peso immenso.

Non servono tante parole per comunicare qualcosa, amo la semplicità per cui non amo mettere troppi ghirigori nelle mie canzoni (in questo mi sento molto “PinkFloydiano”) preferisco ricercare la nota che dia davvero un senso a quello che voglio esprimere. Passeggiata è un dialogo alla ricerca della nostra interiorità. Viviamo in un mondo in cui c’è troppo rumore. Avvolti dal caos e dalla frenesia ci perdiamo fino a diventare persone molto diverse da ciò che siamo realmente. Poi arriva il momento in cui ci fermiamo a riflettere e ritroviamo noi stessi. La passeggiata nel bosco simboleggia il ritrovarsi ed il ruscello alla fine del sentiero rappresenta la catarsi, il lavar via i peccati, il ritorno all’ essenza di noi. La scelta di inserirla come pezzo finale del disco Metamorfosi non è casuale; Passeggiata rappresenta la tappa finale del cambiamento, la metamorfosi si è compiuta.

Christian: Il “mio” brano è Incompreso. In questa canzone racconto i sentimenti di un ragazzo che vive in un paesino di provincia, considerato “strano” solo perché vuole inseguire il suo sogno.

Quel ragazzo ero io. Dopo il trasferimento a Modena ho capito che la realtà che è dentro di noi esiste fuori dobbiamo solo trovare le motivazioni che ci spingano ad andarla a cercare.

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